giovedì 29 novembre 2012

La passione di educare con il gusto di imparare...

Non sono sparita!
Semplicemente, sto cercando di concretizzare il mio "cosa farò da grande?"
È trascorso giusto un mese dal mio ultimo post.
Non perché io sia  un inconcludente! non lo sono e non vorrei  passsare come tale, ma perché mi si è aperta un alteriore possibilità in campo lavorativo. E considerato tutto il mio background, nonché la mia attenzione a guardare verso il futuro... Bhe non potevo certo rinunciarvi!
Accettando quindi la sfida, con grande umiltà, di insegnare al geometra di Casamicciola terme.
Ho affrontato questa esperienza in modo un po' restio, titubante.
Pensavo che mi avrebbe dato quella stabilita' tale da allontanarmi dalle mie vere passioni ed aspirazioni. Incerte! ma vitali per me!
Mi è bastato poco per arrivare ad una conclusione diversa: avrò addirittura la possibilità di trasmettere il mio amore per la vita, per la cultura e per l'architettura ai ragazzi!!
La passione di educare con il gusto di imparare...
Per fare ciò attraverso quasi quotidianamente il meraviglioso golfo di Napoli quando è ancora buio. Notte. Mi carico così tanto di emozioni che tutte le difficoltà oggettive ke riscontro, si affievoliscono. Il sole sorge ke sono già arrivata al porto della bellissima Ischia.

E tutto il lungo, ed anche un po tortuoso, cammino che percorro per arrivare a scuola mi induce a pensare...
E la mia unica compagnia è il mare.
Penso alla mia piccola,
penso alle lezioni che terrò,
al blog,
ai post da pubblicare e soprattutto
a cosa progetterò al mio rientro...
Sembrano tanti episodi puntuali e slegati tra loro. No! Non è così!!
La traduzione a tutto ciò è che avrò la possibilita di continuare ad esprimermi e di trasmettere ad una nuova generazione, non tanto lontana da me, l'amore, i valori e le passioni per un mestiere che toglie il fiato nel momento in cui si pratica... (L'ARCHITETTO!!!)

Orgogliosa di me stessa e grata ai miei genitori che non hanno mai smesso di lottare affinché io riuscissi a realizzare i miei sogni.
 

lunedì 29 ottobre 2012

Architetture uniche. "Fatte con le mani"


In un angolo buio una sedia favolosa.  Semplici e grezze tavole di legno tagliate e assemblate con maestria per comporre la sedia più emozionante che abbia mai visto.
Un esempio rudimentale di design.
Uno spunto da cui partire per pensare e magari realizzare oggetti poveri, semplici, veloci, ed al contempo unici.
Toccarla, sentire la rugosità del legno grezzo, individuare i chiodi utilizzati per l'assemblaggio, nonché osservare quel taglio effettuato sullo schienale, percepito come unico elemento disegnato e pensato, mi rabbrividisce.
Mi induce a pensare che basta poco.
Bastano pochi soldi, pochi elementi ed un'idea geniale per creare un oggetto utile, comodo, Made by hand, unico. 

Farò lo stesso.
La copierò (ed appena terminata ne pubblicherò le foto!). E la userò in una casa speciale.
Ma la mia avrà un qualcosa in più...


Sarà realizzata con materiali importanti. Antichi. Ricercati...
Materiali che hanno una storia. Non solo xche datati. Ma xche gelosamente e sapientemente recuperati e conservati, x poi essere riutilizzati. Materiali il cui destino era proprio questo. Quello di RIVIVERE. Quello di dargli una seconda chance.
Mi recherò in un luogo magico del mio amico Franco.
Un luogo in cui tutto ha tale destino. Architravi, Travi, chiodi, maioliche, mobili, utensili vari...
Tutto conservato negli anni di duro e appassionato lavoro. X poter rivivere. X poter trovare una giusta collocazione in altri luoghi, anche rivisitandone l'uso.
Questo sarà il mio primo esperimento.
Mi basteranno vecchie architravi ed alcuni chiodi forgiati a mano.
Si!! Xche non voglio i soliti chiodi!! Creerei la solita sedia!!
Più volte mi è' stata raccontata questo insolito racconto sulla storia di questi chiodi: si dice venissero  forgiati dagli zingari davanti alle chiese e che vendevano ai maestri muratori passanti, per poche lire o addirittura in cambio di una porzione della loro "marenna" (colazione). Non so se si tratta di legenda. Non ne avrò mai la certezza. Ma resta comunque una storia che arricchisce la mia opera.
Grazie al mio amico Franco, ai suoi affascinanti racconti,  al suo luogo magico, ai suoi oggetti, alla sua capacità tecnica, alla sua smisurata esperienza, alla straordinaria abilità manuale del grande maestro Mauro, e alle mie bizzarre idee, creeremo questa straordinaria sedia, con le nostre mani.
Sarà unica.
Sarà un oggetto di design nato da un'idea nuova con l'assemblaggio di vecchi elementi.
Un connubio sempre vincente a mio avviso.
Dare la possibilità di far rivivere i materiali come fossero degli esseri umani, vivi, plasmarli con le proprie mani per creare cose nuove ed eterne, fanno si che alla loro vista si possa provare emozioni. Diverse ed intense.
Concorde con l'architetto Simone Micheli, altro mio mentore... Penso ke un architetto debba disegnare tutto! Con intelligenza e originalità. Affidarsi ai più grandi maestri artigiani x dare vita, ogni volta a  delle vere opere d'arte e xche no... Magari usare anche le proprie mani, consegnando un'anima a ciò ke, in caso contrario, sarebbe un semplice pezzo di legno, un mattone, una pietra...
Non ha senso consigliare di comprare i migliori pezzi di design, assemblarli x riempire case, che alla fine risulteranno tutte uguali. Prive di identità. Prive di carattere.
Tutto deve essere pensato secondo un filo logico, una coerente chiave di lettura. Quella è la difficoltà!
Il raggiungimento di tale obiettivo, attraverso anche l'uso di oggetti Made by hand farà si che si andranno a realizzare case, interni ed architetture assolutamente uniche.
 
Architetture uniche. "Fatte con le mani"

 
 


mercoledì 24 ottobre 2012

Dividere o unire?

Nella vita quotidiana e' una domanda che mi pongo incessantemente...
Ma non sempre riesco a darmi una risposta univoca, coerente e soprattutto duratura!
In architettura non ci si può permettere tale "lusso".
Bisogna dare delle risposte decise, precise e che durino nel tempo.
Non è ammessa l'indecisione! Sintomo di non professionalità ed inesperienza.
Sono stata chiamata per rispondere a tale quesito per casa F, la mia risposta e stata inequivocabile: DIVIDERE ed UNIRE!!
Indecisa? Inesperta??
NO!
Semplicemente Attenta alla richiesta della committenza, nonché assolutamente convinta del fatto la cucina ed il living siano Ambienti ke a mio avviso debbano essere distinti, in quanto rispondono ad esigenze diverse, ma che al comtempo, devono poter comunicare tra loro, per una fruibilità degli spazi, per la dinamicità degli stessi e di tutta la casa.
Il tutto si risolve attraverso una particolare attenzione al disegno, ai materiali, alle trasparenze, ai colori:
una parete derivante da un entra ed esci di fasce, che avvolgendosi tra loro come dei nastri di tessuto, possano rappresentare quella divisione che si contempla, riuscendo al contempo a celare e a svelare gli ambienti in questione.
 
 RENDER

I lavori sono in corso.
Spero di poter pubblicare presto le foto della parete realizzata e di ricevere i vostri commenti in merito. Curiosa ed onorata dei vostri giudizi, nonché convinta che saranno un ulteriore motivo di crescita.

La mia riflessione e' :
Allora, anche in architettura, come nella vita, si possono dare delle risposte ambigue?
Bhe, forse Si!
Xche l'architettura non è altro ke la trasposizione in materia, in concreto, di concetti semplici, quanto complessi, univoci, quanto ambigui.


sabato 13 ottobre 2012

COMMOND GROUND nella mi dura realtà


 
Giro per la città di Venezia. Il freddo incalza. L’umidità è pazzesca.
Con le mie amiche/colleghe ci dirigiamo verso la mostra e da lì inizia la grande avventura…






 
La nostra prima tappa è l’arsenale.
Entrando in questo luogo austero, freddo, sono immediatamente stata “aggredita” dalla scritta “common ground”, da lì il desiderio di comprendere subito l’obiettivo della mostra, nonché il, timore di non riuscire a trarne il dovuto insegnamento.
Ero lì per quello. Ero lì per assorbire il tutto come una spugna, per poi ritornare carica di conoscenze, emozioni e spunti.
Man mano che andavo avanti analizzando le diverse installazioni, con umiltà aggiungo non sempre con gran facilità, mi ponevo sempre la stessa domanda:
- ma cosa vogliono dire questi architetti?
- cosa è per loro il common ground?

IL TERRENO COMUNE. Quindi non l’architettura in se, ma il contributo che l’architettura può dare nella definizione del terreno comune della città, inteso come spazio fra gli edifici, gli spazi comuni
della città.
Non sta a me chiarire ora il concetto della biennale di quest’anno. 

Non ne ho per niente le capacità, per cui non mi permetterei di darne giudizi.
Ma voglio comunque, nel mio piccolo fare un appunto su questo concetto, contestualizzandolo alla mia dura realtà:
- Qual è il terreno comune della mia città?
- Come viene affrontato?
- Come viene protetto?
- Come viene progettato?
- Come viene salvaguardato?

Haimè… temo nel dover dare delle risposte sincere a questi pochi quesiti.
Ma DEVO FARLO, in virtù della mia morale e del mio forte, desiderio di cambiare le cose.
Purtroppo più volte mio padre mi rimprovera. Dice che non posso combattere sempre contro i mulini al vento. Forse ha ragione, perché conoscendo bene la mia spiccata sensibilità, sa che ne rimmarrei soltanto delusa. Ma è più forte di me. Guardo mia figlia e, inorridita, penso “ma dove vivrà?”
Credo che un architetto debba continuamente interrogarsi e porsi un obiettivo costante, quello di migliorare il luogo in cui vive. Rispondendo in modo preciso, tecnico e sensibile alle esigenze e le richieste delle persone. Pensando e progettando, non solo Architetture che possano essere coerenti ad avere uno stile piuttosto che un altro, a seconda della sensibilità e della formazione di ciascun architetto, quanto riescano ad essere funzionali.
Lo stesso dicasi per i terreni comuni.
Non bisogna pensare che siano degli spazi di risulta, derivanti tra un costruito e l’altro, e pertanto di scarsa importanza.
Sono degli spazi che hanno una loro dignità e pertanto anch’essi devono essere frutto di un attenta progettazione.
E non da “estranei”. Non è possibile che arrivi un tecnico dall’esterno per poter progettare architetture e terreni comuni della propria città. Questa riflessione vale sia a scala ridotta, quindi riferendomi alle singole realtà locali, quanto a grande scala. Per un architetto non vi è nulla di più favorevole e di auspicabile che esercitare la professione nella città in cui abita, lì dove il “common ground” non è altro che la cornice ben conosciuta in cui si sviluppa la nostra vita.


PROGETTARE CON SENSIBILITA’ E CONSAPEVOLEZZA.

venerdì 12 ottobre 2012

PRIMO POST A… VENEZIA! (Architettura e forti emozioni)



Il mio primo post non poteva essere più ambizioso.
Il punto è che ritengo che “chi ben inizia è a metà dell’opera!”
E la biennale di architettura di Venezia non può che essere un emblematico inizio per questa mia carriera da blogger/architetto.

Un inizio ambizioso, ma ke mi identifica senz'altro!!!









Mi trovo sul vaporetto che dall’aeroporto porta al centro di questa favolosa città e guardando la laguna e la sua magia che ne deriva, ho trovato finalmente il coraggio di buttare giù qualche riga, per
cercare di concretizzare ciò che da mesi sto tentando di dar vita, con imbarazzo e titubanza, sotto il costante ed energico coinvolgimento di una mia cara amica, ormai veterana di blog!
(
ONE TRUE LOVE BLOG….)
Ho fatto un gran sacrificio x essere qui.
Ho lasciato i miei cari, la mia piccola ragione di vita x immergermi in questa realtà ke e sempre stata x me fonte di ispirazione.
Vivo in un luogo in cui le ispirazioni progettuali vengono fortemente a mancare, esco da un periodo/scuola decisamente difficile, per non annoverare il periodo di crisi che stiamo vivendo e che la mia professione sta subendo.

Ma proprio questo e il motivo del mio blog e della mia venuta a Venezia.
Ho bisogno di spunti. Di sproni. Di belle idee, di bella gente. Di proficuità. Di positività.
Di una carica di emozione tale da procurarmi l'ennesimo scossone di cui ho bisogno.
X ritrovare la mia vena artistica, che di tanto in tanto si assopisce, x continuare a progettare architetture, idee, oggetti, eventi e futuro nella forma più originale ed emozionante possibile.